Tom Blake: l'incomparabile viaggio
Nessuno può essere paragonato a Tom Blake nella storia moderna del surf mondiale, per innovazione ed influenza e soprattutto per aver decisivamente reso reale la possibilità di vivere di surf, in epoca ben precedente ad ogni considerazione professionistica.
Originario (1902) di Milwakee in Winsconsin ed ottimo nuotatore, Tom ebbe l’incontro folgorante della sua vita, a diciotto anni, con “The Duke” Kahanamoku, fresco vincitore della medaglia d’oro alle olimpiadi. Il campione hawaiano lo incoraggiò verso una carriera nel nuoto ed il giovane Tom si trasferì l’anno seguente, nel 1921, in California.
L’incontro con il surf non fu altrettanto travolgente nei suoi inizi, tanto che appena giunto sul Pacifico volle provare una tavola, ma l’esperienza non lo convinse più di tanto e non vi si dedicò più nei tre anni successivi, almeno fino a quando si trasferì ancora, questa volta alle Hawaii, surfando a Waikiki con Kahanamoku. Tornato in California sempre nel 1924, Blake incamerò già il primo record: fu il primo “continentale” ad aver fatto la spola tra le isole e la costa occidentale degli Stati Uniti. Stabilendosi a Santa Monica decise di dedicarsi alla costruzione di tavole da surf per quel pugno di surfisti attivi in questo periodo.
Le tavole dell’epoca erano costruite in “redwood” (legno di sequoia) lunghe almeno dieci piedi e larghe 22 pollici, per uno spessore di 3 o 4, arrivando ad un peso di un centinaio di libbre, cioè circa 45 chilogrammi.
Al ritorno dal successivo viaggio alle Hawaii nel 1926 Blake rimase colpito dalle tavole ospitate nel museo di storia hawaiana Bishop di Honolulu, ed in particolare da quelle che furono di proprietà del capo Abner Paki, che erano state relegate ai margini del museo stesso e abbandonate senza cura. Fu lo stesso Blake a convincere gli amministratori del museo dell’importanza delle stesse ed a restaurarle. Approfittando dell’occasione, egli costruì anche delle copie delle tavole, cercando poi di alleggerirle praticandovi dei fori nel legno massello e ricoprendone la superficie con un multistrato di legno.
Incoraggiato dai risultati nel 1929, sempre utilizzando le dime originali, sviluppò le famose tavole cave (hollow body), per l’utilizzo come surfboard o paddleboard, presto definite “cigar-boxes” per la loro forma che ricordava appunto le scatole per sigari. Queste incredibilmente innovative serie di tavole, costruttivamente assai simile alle ali degli aerei dell’epoca, riuscivano a dimezzare il peso dei modelli originali in massello e permisero la diffusione del surfing ad ampio raggio.
Dal 1929 al 1934 Tom Blake migliorò progressivamente la propria invenzione, brevettandone i progetti e riuscendo a venderla a diversi produttori.
Nel 1935 introdusse per primo l’utilizzo della pinna per migliorare il controllo della tavola.
I brevetti di Tom Blake furono molteplici ed in numerosi campi oltre ai surfboards egli studiò e progettò paddleboards, equipaggiamenti di emergenza e salvataggio e perfino la prima custodia stagna per una cinepresa.
Il detto comune è che Kahanamoku sia stato il padre del surf moderno, ma Tom Blake ne sia stato l’inventore.
{mospagebreak}
- OLTRE L'ORIZZONTE
Tom Blake è sicuramente una delle figure più importanti nel panorama surfistico di tutti i tempi, ed ancora di più per i primi decenni del secolo, quando seppe dare, praticamente dal niente, una spinta propulsiva senza pari al concetto del surf moderno, a quell’idea di “lifestyle” tanto cara per qualunque surfista.
Molti furono i pionieri che animarono gli “eroici” anni prima della seconda guerra mondiale fino ai primi anni cinquanta, uomini spesso un pò pazzi ed irresponsabili, veri waterman a tutto tondo: Blake fu per certo il più enigmatico, criptico e spesso incompreso del suo tempo.
Convinto vegetariano e per niente amante della “tecnologia”, il giovanissimo Tom decise che al mondo doveva esserci qualche cosa di più interessante rispetto alla nuova automobile Model T di Ford, sogniodi moltissimi americani dell’epoca: a diciotto anni, nel 1920 decise di lasciare il Wisconsin rurale e saltare su un treno merci girando il paese e lavorando prima come cowboy, poi come vignaiolo e persino agente di cambio, approdando infine a Los Angeles nel 1921.
Appassionato nuotatore convinse il custode della piscina dal Los Angeles Athletic Club a permettergli di allenarsi dopo l’orario di chiusura, dopo di che si presentò all’head coach della squadra chiedendogli un posto da titolare: solo otto settimane di allenamento furono sufficienti a Blake per battere tutti gli atleti del team, vincendo la medaglia d’ora all’Hotel Ambassador ed infine, meno di un anno dopo, il Titolo di campione Nazionale per il campionato Open sulla distanza di dieci miglia, a Philadelphia. Durante la grande depressione Blake vendette persino tutte le sue medaglie d’oro per nove dollari di cibo.
In quegli anni divenne vegetariano come lo fu fino alla morte, basandosi sul semplice assioma secondo il quale “so che non vorrei essere ucciso, e credo che un animale la pensi alla stessa maniera”. Amico di Johnny Weismuller, più famoso come il primo Tarzan dello schermo, oltre che come olimpionico di nuoto, Tom si ritagliò dozzine di piccoli ruoli da attore/stuntman in produzioni cinematografiche, come “Where the Pavement Ends” (1922), “Trial of’98” (1927) o “Devil’s Island” (1940). Proprio durante le riprese di “Trial”, girato in Alaska sotto l’egida della MGM, dopo la morte di due colleghi stuntman, Blake giunse alla conclusione di un pensiero che da tempo si era formato nella sua mente, riguardo alla necessità di creare degli equipaggiamenti di emergenza per la salvaguardia della vita in acqua, sia per uso pubblico o privato: proprio per questo dedicò parecchio tempo all’ideazione e progettazione di una serie sempre migliore di paddleboard secondo il principio hollow body, dal 1926 al 1936, oltre a numerosi altri dispositivi di salvamento tra i quali non possiamo dimenticare, ed era il 1939, il ben noto salvagente/boa a forma di siluro, reso famoso dai lifeguard californiani in molti film, sviluppato originariamente in alluminio.
{mospagebreak}
- OGGI COME IERI
...coming soon!
[Testo di Marco Mazzini / SingleFin]