All'inizio della Shortboard revolution: 1965-70

All'inizio della Shortboard revolution: 1965-70
venerdì 03 ottobre 2008

Quella che abitualmente definiamo Short board revolution si colloca in un quinquennio alla fine degli anni sessanta: naturalmente non ci occuperemo qui di contestualizzarla approfonditamente, ma va da se che quegli anni segnarono un cambiamento in tutta la società ed è innegabile che questo abbia potuto riflettersi anche nel surf lifestyle.

"Shortboard revolution" è una locuzione dai molti significati, anche controversi, più o meno condivisibili.
Storicamente gli anni sessanta e soprattutto loro secondo lustro hanno dettato la decadenza delle tavole lunghe verso surfboards più performanti ed adattabili a molteplici condizioni, con le quali poter manovrare nello stretto ed affrontare onde più "hollow", cioè rapide e tubanti. Naturalmente le condizioni che la favorirono furono molteplici, ma tra le prime non possiamo non considerare l'esplorazione concreta delle perfette onde che si trovano sull'oceano indiano, in particolare nella zona indonesiana, e del sud-est asiatico.

Indo Surfing anni 70 - courtesy Peter Eglinton

Storicamente il primo vagito della Rivoluzione si ebbe nel 1966 con il famoso o famigerato "Sam", tavola ideata da Nat Young e con la quale il non ancora ventenne australiano vinse il campionato del mondo. Di short, visto con gli occhi del nostro millennio, ha veramente poco, a cominciare dalla lunghezza superiore ai nove piedi, tuttavia il concetto che vi stava dietro era quello di poter affrontare le onde con un nuovo e maggiormente aggressivo stile di surfata, tanto che anche in california si innamorarono di Nat "the animal" Young innalzandolo a definitiva icona della nuova era surf.

Santa Barbara shortboard revolution La ricerca di una manovra più fluida e soprattutto più rapida, in particolar modo nella parte dell'inside dell'onda, dove la velocità delle particelle fluide è assai maggiore e con essa la spinta che la tavola riceve, determinò un progressivo radicale accorciamento delle lunghezze medie fino a giungere sotto i sette piedi intorno all'inizio dei seventies.

Dal punto di vista progettuale la svolta è dovuta sostanzialmente a dei costruttori/ideatori abbastanza visionari da poter immaginare il tipo di surfata voluta ancora prima che questa potesse essere realizzata: Bob McTavish e George Greenough. Proprio a McTavish si deve proprio la costruzione del prototipo "Sam" utilizzato da Nat Young. L'ottima riuscita della tavola non fu sufficiente ad imporla subito sul mercato, tuttavia gli immediatamente seguenti studi di Mctavish su concave e vee bottom, uniti all'estro dello statuario surfer australiano, decretarono di fatto dal 1967 la fine della "ricerca del nose" e dell'epoca del noseriding, favorendo invece l'evoluzione verso una surfata più completa e sempre più ricca di manovre carving, sfruttando tutta la parete disponibile con l'utilizzo della parte più cava dell'onda alla ricerca estrema del tube ride, che da patata bollente diventa il vero santuario moderno.

Progettualmente le tavole subiscono un cambiamento evidente soprattutto nella conformazione dei bordi, in particolare quelli sul tail che si fanno decisamente più bassi ed affilati, e nello spessore che si fa sempre più sottile, con graduale aumento del rocker verso il nose. Poi è la volta del bottom su cui le sperimentazioni sono praticamente infinite, tra concave, doppio concave, vee, channels: è proprio nei primi anni settanta che si vedono sulle spiaggie australiane e california oggetti quasi fantascentifici, legati alla sperimentazioni di superfici multiple sotto la tavola, superfici che consentissero di ottenere curve più strette e quindi radicali aumentanto il livello della surfata e le condizioni in cui questa potesse essere praticata.

Mc Tavish @ Rincon

Anche alle Hawaii, come sempre il terreno di prova più ambito per i prodotti surfistici, prendono piede i nuovi shapes di McTavish e presto si affermano dei nuovi personaggi come gerry Lopez, Reno Abellira e Jeff Hackman, che portarono al limite i mini-guns prodotti da Dick Brewer.

Quelli che si aprivano di fronte i primi sperimentatori erano orizzonti apparentemente senza limiti, con la possibilità di poter surfare praticamente qualsiasi onda del pianeta in qualsiasi condizione. Di fatto tra gli ultimi anni sessanta ed i primi settanta la rivoluzione culturale prese possesso anche del surf, permettendo gli infiniti viaggi realizzati successivamente praticamente in ogni angolo del globo alla ricerca dell'onda perfetta che assume da adesso in poi la forma di un corposo ricciolo che racchiude un perfetto tubo azzurro-verde. Seppur marginale rispetto alla più globale protesta e cambiamento culturale che avvenne con il sessantotto, anche il surf disse la sua mutando per sempre la sua forma e sostanza originaria, con vantaggio sicuramente per molti surf-travellers e per chi potè approfittarsi del business che ne ebbe origine.

Per chi volesse approfondire visivamente il periodo "transitional", ci sono alcuni film più di altri che hanno cercato di immortalare questo radicale cambiamento: Hot Generation e Evolution furono dei veri e propri "anthem" del periodo. Più tardi ne giunsero ancora altri che, di fatto, documentarono la transizione cose "già accadute", due su tutti sono The Fantastic Plastic Machine e Waves of Change (Sunshine Sea).

Shortboard Revolution Era


** LETTURE **


Link 1: Nat Young ideas in shaping (Swaylock.com)

Link2: ShortBoard Revolution brief & links (Surfline.com)

Link3: The Sam and shortboard revolution (Swaylocks.com)

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