Fish e Twin Fin - un breve sguardo al passato

Correre indietro nel tempo per ripescare le origini del "fish" è un pò come addentrarsi in oscura giungla tropicale dove la luce filtra a tratti dall'arboreo tetto. Quella rara, ma intensa luce che ci colpisce nel nostro incerto vagabondaggio è paragonabile a quei piccoli ma significativi fatti che hanno segnato la storia della costruzione della tavole da surf sin dai suoi albori nell'era moderna.

Se per il design del fish propriamente detto occorre attendere gli anni settanta inoltrati, è curioso notare come i primi rudimenti dei concetti che saranno sviluppati in seguito si possono tranquillamente far risalire fino al genio di Tom Blake, precursore, a volte incompreso perchè troppo in anticipo sui suoi tempi, di molte soluzioni e idee legate al surf.

Il twin-fin o la coda sdoppiata non sono infatti invenzioni propriamente moderne visto che si ritrovano già nei prototipi di Blake prima, attorno agli anni trenta, ed in seguito in quelli di Bob Simmons a partire dagli anni quaranta.

Dalla fine degli anni sessanta le idee rivoluzionarie nel campo del surf erano talmente tante che a volte duravano solo pochi mesi: giusto il tempo di realizzare uno shape, resinarlo, provarlo una ventina di volte per poi accantonarlo e proseguire con idee ancora diverse. Il tutto nel cortile dietro casa.
Inutile dire che George Greenough, kneeboarder visionario e waterman a trecento sessanta gradi, contribuì in maniera sostanziale nella ricerca del nuovo modo di surfare: essere tutt'uno con l'onda, e addentrarsi sempre più profondamente nei tubi liquidi.
Negli anni settanta il fish era appunto sinonimo di tavola fatta in casa, sul seguito della più ampia shortboard revolution.
Il più propriamente "fish" è dovuto sostanzialmente all'evoluzione della specie: un altro knee-boarder, Steve Lis, attorno al 1970 ha riunito in una sola tavola assolutamente cortissima, aspetti fino ad allora marginali come appunto lo split-tail e il twin-fin.
Quello che ne nacque era una tavola talmente corta da poter essere gestita nell'inside di onde consistenti in modo così naturale e preciso da risultare a dir poco fantascientifico.
Il passaparola fece volare il design del fish fino in Australia dove un giovanissimo Mark Richards, intorno alla fine degli anni settanta, ne fece il proprio cavallo di battaglia, rivelandolo al mondo come la tavola definitiva per manovrabilità e velocità.
Richards fece suo un design già utilizzato a metà anni settanta da Reno Abellira, producendo una tavola molto corta (attorno a 5.5 piedi) e molto larga (sopra i 21 pollici di larghezza), dotata di due pinne a doppio profilo. Mark ha vinto i campionati del mondo professionistici dal 1977 al 1982, dominando letteralmente le competizioni con stile progressivo e radicale, grazie anche al "nuovo" tipo di tavola che egli stesso non tardò a definire la sua arma segreta. L'uscita dalle competizioni di Mark Richards, dovuta a problemi fisici alla schiena e l'introduzione del thruster da parte di Simon Anderson gettarono il design di Richards ed il twin fin nell'ombra per molti anni, anche se aveva ormai sottilmente, ma profondamente influenzato l'evoluzione del surfboard.

Apparentemente dimenticate negli anni ottanta, le forme del fish, vengono introdotte di nuovo all'inizio deglia nni novanta dalla coppia Derek Hynd e Tom Curren ed integrato in una tavola più moderna e progressiva.
Il resto è storia recente. La rinascita della "fish-culture", al di là delle mode e delle tendenze retrò, è anche indice di una raggiunta maturità surfistica e della voglia di ricercare una surfata che sia potente, ma sempre e comunque divertente.

[testo di Marco Mazzini / SingleFin]

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