Suction e influenza dei rails sulla resistenza e portanza
Classic Rails e influenza sul comportamento della tavola rispetto all’onda
La forma dei bordi e la influenza sulla corsa della tavola rispetto all’onda ha iniato ad essere definita in maniera certa alla fine degli anni sessanta anche se naturalmente alcuni isolate studi erano già stati effettuati precedentemente. Di fatto i primi longboard avevano bordi definiti “round” cioè rotondi ma la loro distribuzione sull’outline è stata a lungo pressochè casuale, senza una vera cognizione del caso. Naturalmente i bordi non sono l’unico aspetto primario ad influenzare il comportamento della tavola in acqua ma influiscono per un deciso 60-70% su cosa si possa fare con un particolare modello di tavola piuttosto che un altro.
Di fatto un longboard può avere quattro differenti tipologie di bordo, risultato di un compromesso stabilità/manovrabilità, a cui se ne aggiunge una quinta tipicamente moderna: Full round, Egg rail, tucked Under Edge, Knife e Edged.
Anche se i nomi si possono commentare da soli, quello che ci interessa principalmente è il loro comportamento in acqua e la specificità del loro utilizzo che come vedremo segue in gran parte l’evoluzione del surfboarding nel corso degli ultimi cinquanta anni, passando cioè dall’utilizzo in onde di media altezza e potenza fino ad onde over head ed oltre.
Il classico Full round è di fatto un bordo la cui sezione è un mezzo cerchio che percorre tutta la tavola dal tail al nose variando di sezione con lo spessore della tavola ma mantenendo le sue caratteristiche di “suction” per tutta la lunghezza della tavola.
L’Egg rail è una modificazione derivata dal “round rail” nella quale l’apice del bordo è paragonabile alla parte più “appuntita” di un uovo, mentre la parte più spessa dell’uovo è costituita dal corpo della tavola. Il raggio di corvatura dell’apice dell’uovo e quindi del bordo può essere più o meno appuntito variando con esso il comportamento rispetto all’onda in un maggiore o minore rilascio.
Il Tucked Under Edge è un tipo di bordo sviluppato da Donald Takayama nel quale tra il bottom della tavola ed il bordo si forma uno spigolo per ottenere un migliore compromesso tra stabilità e feeling attraverso l’onda.
Il bordo Knifey o Knife è un bordo molto rastremato all’estremità derivato dal bordo egg ma molto più affilato. Tipicamente introdotto negli anni 60 su lungboard aventi bottom e deck convessi.
Infine il bordo più moderno, edged rail o full down, applicato alla maggior parte dei longboard performanti o comunque ideale per affrontare condizioni d’onda molto impegnative dove sono necessari rapidi cambi di direzione.
Rotondità e spigoli
Al di là di ogni considerazione di gusto personale e di interpretazione da parte di qualche grande surfer, può essere interessante capire il perché vi siano differenze anche sostanziali di comportamento da parte dei bordi stessi rispetto all’andamento dell’onda.
Una prima importante regola è quella secondo la quale i bordi rotondi effettuato un’opera di “suction” cioè aspirano per così dire l’acqua dalla parte inferiore e la portano sul deck, mantenendo la tavola nell’onda. Inversamente i bordi spigolosi rilasciano l’acqua (water release) e spingono la tavola fuori dall’acqua facendo si che questa plani su di essa. Più un bordo è spesso e rotondo maggiore sarà l’opera di “suction”. I bordi delle tavolette ad esempio sono sostanzialmente di tipo round, tranne sul tail, ma lo scarso spessore non riesce a produrre effetto di ”suction”.
Un’altra sostanziale differenza è legata alla velocità della tavola rispetto all’onda e con essa anche indirettamente alla forma ed alla grandezza dell’onda stessa: mentre un bordo rotondo scivola dentro l’acqua a bassa velocità e non crea alcuna resistenza all’avanzamento della tavola, un bordo spigoloso rilasciando di fatto l’acqua al passaggio nell’onda, offre enorme resistenza nell’acqua fino a che la velocità non sia tale da permettere alla tavola di planare al di sopra dell’acqua stessa. Per far questo un bordo di tipo edged ha bisogno di almeno 1,5 metri di altezza parete ed adeguata spinta propulsiva da parte dell’onda stessa.
Al contrario il bordo rotondo determina un’enorme resistenza su una sezione d’onda ripida e molto veloce, ponendo di fatto un limite alla velocità relativa dell’acqua rispetto ai bordi della tavola, dopo la quale la velocità stessa non può più crescere e si giunge ad uno stallo.
A questo punto è chiaro che un bordo rotondo sia più performante a basse velocità dell’onda e in condizioni di schiuma differenza di un bordo di tipo spigoloso che invece permette di effettuare curve più strette a velocità più elevate.
Stoked in turn!
E’ innegabile per un amante del longboard classico rimanere a bocca aperta di fronte agli stilosissimi bottom turn di Lance Carson nei film d’epoca. Ammirare la fluidità del movimento e insieme la sua velocità. Il vero asso nella manica è la prima curva, fondamentale per dare velocità e direzione alla tavola. La curva praticamente si sviluppa come la rotazione su un perno, costituito naturalmente dalla pinna, di circa cento ottanta gradi. L’esecuzione di questo tipo di curva evidenza bene il funzionamento del bordo rotondo: la capacità del bordo rotondo di operare in suction porta la poppa della tavola dentro all’onda nella curva accorciando di fatto la lunghezza della tavola. Durante la curva la poppa rimane quindi sott’acqua a causa dell’effetto di aspirazione fino a che questo non diminuisce una volta effettuata la rotazione. A questo punto la poppa, che naturalmente opponeva una resistenza di galleggiamento, emergendo di nuovo, produce una forza impulsiva che determina una accelerazione della tavola
La bellezza di questa rotazione è anche uno dei limiti delle tavole classiche in condizioni d’onda che si fanno più impegnative. Le tavole con bordi più affilati avranno un raggio di curvatura al bottom turn molto più ampio in quanto non possono effettuare questa manovra proprio perché affonderebbero dentro l’acqua con grande resistenza alla corsa senza per contro avere l’effetto positivo di spinta al galleggiamento a causa dello scarso volume dei bordi stessi: per questo richiedono invece più velocità e possono procedere molto più velocemente attraverso l’onda rispetto ad una tavola classica senza incorrere in problemi di resistenza.
L’utilizzo della tipologia di bordo dipende dal singolo shaper e dall’indirizzo che si voglia dare alla tavola. Infatti per i longboard attuali , sia moderni che classici rivisitati, troviamo un’insieme di differenti bordi sulla stessa tavola, frutto di una evoluzione progressiva, per adattarsi a un maggior numero di condizioni e di surfers.
La forma dei bordi e la influenza sulla corsa della tavola rispetto all’onda ha iniato ad essere definita in maniera certa alla fine degli anni sessanta anche se naturalmente alcuni isolate studi erano già stati effettuati precedentemente. Di fatto i primi longboard avevano bordi definiti “round” cioè rotondi ma la loro distribuzione sull’outline è stata a lungo pressochè casuale, senza una vera cognizione del caso. Naturalmente i bordi non sono l’unico aspetto primario ad influenzare il comportamento della tavola in acqua ma influiscono per un deciso 60-70% su cosa si possa fare con un particolare modello di tavola piuttosto che un altro.
Di fatto un longboard può avere quattro differenti tipologie di bordo, risultato di un compromesso stabilità/manovrabilità, a cui se ne aggiunge una quinta tipicamente moderna: Full round, Egg rail, tucked Under Edge, Knife e Edged.
Anche se i nomi si possono commentare da soli, quello che ci interessa principalmente è il loro comportamento in acqua e la specificità del loro utilizzo che come vedremo segue in gran parte l’evoluzione del surfboarding nel corso degli ultimi cinquanta anni, passando cioè dall’utilizzo in onde di media altezza e potenza fino ad onde over head ed oltre.
Il classico Full round è di fatto un bordo la cui sezione è un mezzo cerchio che percorre tutta la tavola dal tail al nose variando di sezione con lo spessore della tavola ma mantenendo le sue caratteristiche di “suction” per tutta la lunghezza della tavola.
L’Egg rail è una modificazione derivata dal “round rail” nella quale l’apice del bordo è paragonabile alla parte più “appuntita” di un uovo, mentre la parte più spessa dell’uovo è costituita dal corpo della tavola. Il raggio di corvatura dell’apice dell’uovo e quindi del bordo può essere più o meno appuntito variando con esso il comportamento rispetto all’onda in un maggiore o minore rilascio.
Il Tucked Under Edge è un tipo di bordo sviluppato da Donald Takayama nel quale tra il bottom della tavola ed il bordo si forma uno spigolo per ottenere un migliore compromesso tra stabilità e feeling attraverso l’onda.
Il bordo Knifey o Knife è un bordo molto rastremato all’estremità derivato dal bordo egg ma molto più affilato. Tipicamente introdotto negli anni 60 su lungboard aventi bottom e deck convessi.
Infine il bordo più moderno, edged rail o full down, applicato alla maggior parte dei longboard performanti o comunque ideale per affrontare condizioni d’onda molto impegnative dove sono necessari rapidi cambi di direzione.
Rotondità e spigoli
Al di là di ogni considerazione di gusto personale e di interpretazione da parte di qualche grande surfer, può essere interessante capire il perché vi siano differenze anche sostanziali di comportamento da parte dei bordi stessi rispetto all’andamento dell’onda.
Una prima importante regola è quella secondo la quale i bordi rotondi effettuato un’opera di “suction” cioè aspirano per così dire l’acqua dalla parte inferiore e la portano sul deck, mantenendo la tavola nell’onda. Inversamente i bordi spigolosi rilasciano l’acqua (water release) e spingono la tavola fuori dall’acqua facendo si che questa plani su di essa. Più un bordo è spesso e rotondo maggiore sarà l’opera di “suction”. I bordi delle tavolette ad esempio sono sostanzialmente di tipo round, tranne sul tail, ma lo scarso spessore non riesce a produrre effetto di ”suction”.
Un’altra sostanziale differenza è legata alla velocità della tavola rispetto all’onda e con essa anche indirettamente alla forma ed alla grandezza dell’onda stessa: mentre un bordo rotondo scivola dentro l’acqua a bassa velocità e non crea alcuna resistenza all’avanzamento della tavola, un bordo spigoloso rilasciando di fatto l’acqua al passaggio nell’onda, offre enorme resistenza nell’acqua fino a che la velocità non sia tale da permettere alla tavola di planare al di sopra dell’acqua stessa. Per far questo un bordo di tipo edged ha bisogno di almeno 1,5 metri di altezza parete ed adeguata spinta propulsiva da parte dell’onda stessa.
Al contrario il bordo rotondo determina un’enorme resistenza su una sezione d’onda ripida e molto veloce, ponendo di fatto un limite alla velocità relativa dell’acqua rispetto ai bordi della tavola, dopo la quale la velocità stessa non può più crescere e si giunge ad uno stallo.
A questo punto è chiaro che un bordo rotondo sia più performante a basse velocità dell’onda e in condizioni di schiuma differenza di un bordo di tipo spigoloso che invece permette di effettuare curve più strette a velocità più elevate.
Stoked in turn!
E’ innegabile per un amante del longboard classico rimanere a bocca aperta di fronte agli stilosissimi bottom turn di Lance Carson nei film d’epoca. Ammirare la fluidità del movimento e insieme la sua velocità. Il vero asso nella manica è la prima curva, fondamentale per dare velocità e direzione alla tavola. La curva praticamente si sviluppa come la rotazione su un perno, costituito naturalmente dalla pinna, di circa cento ottanta gradi. L’esecuzione di questo tipo di curva evidenza bene il funzionamento del bordo rotondo: la capacità del bordo rotondo di operare in suction porta la poppa della tavola dentro all’onda nella curva accorciando di fatto la lunghezza della tavola. Durante la curva la poppa rimane quindi sott’acqua a causa dell’effetto di aspirazione fino a che questo non diminuisce una volta effettuata la rotazione. A questo punto la poppa, che naturalmente opponeva una resistenza di galleggiamento, emergendo di nuovo, produce una forza impulsiva che determina una accelerazione della tavola
La bellezza di questa rotazione è anche uno dei limiti delle tavole classiche in condizioni d’onda che si fanno più impegnative. Le tavole con bordi più affilati avranno un raggio di curvatura al bottom turn molto più ampio in quanto non possono effettuare questa manovra proprio perché affonderebbero dentro l’acqua con grande resistenza alla corsa senza per contro avere l’effetto positivo di spinta al galleggiamento a causa dello scarso volume dei bordi stessi: per questo richiedono invece più velocità e possono procedere molto più velocemente attraverso l’onda rispetto ad una tavola classica senza incorrere in problemi di resistenza.
L’utilizzo della tipologia di bordo dipende dal singolo shaper e dall’indirizzo che si voglia dare alla tavola. Infatti per i longboard attuali , sia moderni che classici rivisitati, troviamo un’insieme di differenti bordi sulla stessa tavola, frutto di una evoluzione progressiva, per adattarsi a un maggior numero di condizioni e di surfers.