[a cura di Marco Matteucci / SingleFin]
SingleFin coglie l'occasione per scambiare due chiacchiere con Daniel Mazzucchelli, talentuoso longboarder della costa versiliese ed atleta del circuito italiano di longboard. Per il suo stile veloce e progressivo Daniel rappresenta a nostro modestissimo avviso l'atleta più "radicale" della scena long italiana che a suon di "off the lip" si è conquistato più volte le primissime posizioni in classifica.
Per la serie "il long non conosce confini"...
SF: Chi è Daniel? Descriviti in due parole…
DM: Descriversi è sempre difficile!...sono come tutti i veri appassionati di questo sport, sempre alla ricerca della risposta alla nostra domanda: "cosa posso fare per surfare di più!".
SF: Non è comune notare persone che esprimono una potenza e una radicalità come la tua anche col longboard, cos'è che ti affascina di più di questa disciplina e che ti tiene legato ad essa?
Personalmente non ho niente che mi tenga legato in modo particolare al longboard. Ho sempre voluto provare un pò tutto del surf, cercando di trarre da ogni disciplina il meglio ed il peggio per evitarlo e penso con il long di aver trovato il giusto compromesso per divertirmi su onde dal mezzo metro in su e poter fare un surf classico e progressivo.
SF: Il tuo stile performante deriva da una scelta tecnica che ti sei auto-imposto, magari per sperimentare nuove possibilità anche con il long, o assecondi semplicemente il tuo stile naturale? Provieni dalla tavoletta?
Sono nato come tavolettaro e per quanto riguarda il mio stile penso di essermi portato dietro questa mia esperienza, cercando però da buon longboarder di non tralasciare anche l'aspetto classico su cui si basa il longboardrider. Attualmente sia in free surf che in gara, cerco di distinguermi dagli altri longboarder che preferiscono uno stile più classico, mentre io cerco di dimostrare che con il long è possibile fare tutto, anche le manovre da shortboard.
SF: Cosa ne pensi del ritorno del retrò di questi giorni: è solo una moda o un desiderio inconscio di tornare alle origini, di sperimentare il connubio materiali nuovi/forme classiche?
Sinceramente a parte qualche surfista che è sempre stato amante dell'old style, perso che sia una moda attuale derivata (in Italia) dal vedere l'utilizzo di shapes retrò da pro-surfers. Nello stesso tempo però sono contento che la gente provi questi vecchi design per rendersi conto dell'evoluzione che c'è stata nel mondo del surf.
SF: Ti ritieni un purista del long o non disdegni di utilizzare anche altri shape?
No, non mi ritengo un vero purista del longboard....uso di tutto ed in tutti i modi!!!!
SF: In tutta la tua carriera qual è stato il momento in cui ti sei sentito più in armonia con il vero "surf-spirit" e hai realizzato di essere fortunato di praticare questa disciplina?
Devo essere sincero!...non lo so! ....tutte le volte che mi trovo in mare con gli amici, mi diverto e torno a casa con un sorriso, realizzo di essere fortunato a praticare il surf ma come penso lo possa essere per altre persone in altri sport.
SF: Come vivi il rapporto con il mare? Surf e basta o anche altre attività sportive o ricreative?
Essendo nato in un posto di mare, mi riesce difficile pensare a un rapporto negativo con lo stesso. Oltre al surf, vado in barca a vela, a pescare e spesso a passeggiare con la mia ragazza lungo la battigia. Il mare per me è come l'ossigeno....non ne posso fare a meno!
SF: Vivi attivamente la scena professionistica italiana, cosa pensi che ci sia di migliore in Italia rispetto alle altre realtà internazionali che hai conosciuto? E di negativo?
...mmhhh cose migliori non saprei proprio! ...e di negativo...preferisco non espremire giudizi! Penso che comunque l'attività professionistica sia un fattore positivo sia per gli atleti che per il business del mercato legato al surf. Quello che però occorre è: una organizzazione a livello nazionale, una buona gestione e che ci si metta bene in testa che prima farlo diventare un mestiere e guadagnare, occorre la passione ed il sacrificio a costo zero.
SF: Il conflitto fra free-surf e competizione è sempre stato un tema caldo nel modo del surf fin dalle origini delle prime competizioni negli anni '60. Come vivi personalmente questo rapporto?
Personalmente tra i miei amici non vedo questo grande conflitto. A me le gare piacciono un sacco anche perchè sono una scusa in più per poter partire. Mi piace anche rivedere amici che non frequento spesso. Ci si trova, si fa surf e la sera ci si diverte sotto tutti i punti di vista.
SF: Pensi che le competizioni siano utili alla crescita culturale dello sport o sono solo una vetrina dove sfoggiare la tavola nuova e il nuovo sponsor?
Si penso che le competizioni aiutino molto alla crescita culturale del surf. Dedicarsi vuol dire conoscere meglio l'attrezzatura da usare, le condizioni meteo, capire le onde ed entrare in un meccanismo dove si mischia la competività ma anche l'amicizia con gli altri atleti.
SF: Se ti fermi a pensare a come sarà il surf fra una ventina di anni, come vorresti che fosse?
Mah...spero che cresca sempre di più ma con criterio, senza troppe esasperazioni ed influenze negative che caratterizzamo alcuni sport di cui sentiamo parlare recentemente.
...express yourself...life's good!
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