Profili: Donald Takayama Innerview

[a cura di Marco Mazzini / SingleFin]

Quattro chiacchiere con uno dei guru dello shaping, che non ha certo bisogno di presentazioni: grazie a Diane Takayama abbiamo avuto la possibilità di approfondire alcune questioni direttamente con il mitico Donald. 



 
Ecco il risultato. 

 Donal Takayama @ his lab
SF: Mr. Takayama, come vera e propria icona vivente del longboard, conosciamo bene o male tutto della sua vita pubblica e sportiva, ci parla del suo personale feeling con la tavola e il longboarding.
DT: Quando fai surf con una tavola sopra i nove piedi, è naturale ricavarne delle sensazioni e a seconda del design della tavola stessa, diventa naturale camminarci sopra. “Camminare sull’acqua” è la migliore espressione, mentre uno sposta il proprio peso passeggiando avanti e indietro, e questo ti permette di ovviamente curvare, variare l’assetto e andare in noseriding. La conseguenza stessa del camminare sulla tavola, ad esempio, in avanti, è un’accelerazione, cosa che, di per se, varia l’assetto della tavola stessa sull’onda; al contrario muovendosi indietro possiamo portare la tavola a stallare, permettendoci di curvare. La mia sensazione surfando, ed anche osservando un longboarder che si muove, è quella di danzare sull’oceano, cavalcando gli elementi. E’ una delle cose più belle che si possano provare.
Cosa ricorda con un sorriso pensando alla sua carriera sportiva?
La competizione, nel surf, è ottima, perché porta dei surfisti da ogni parte del mondo a stare assieme, scambiarsi idee, stili e progetti. Soprattutto mi è sempre piaciuta l’armonia che ognuno di loro poteva esprimere e condividere. Certo, vincere è sempre bellissimo, ma la vittoria in sé era solo parte di un insieme molto speciale.
E a proposito dei suoi anni da shaper?
Beh sicuramente mi fa piacere il fatto che attraverso il surf competitivo ho potuto dimostrare la validità dei miei shapes nell’ambito dell’industria surfistico, così come a livello di soddisfazione personale
Ha imparato i rudimenti dello shaping sotto Velzy, non è vero? Cosa ricorda di lui?
Si, negli ultimi anni di shaping di Dale Velzy. Io ho iniziato a fare shape nel 1948. Nel 1955 D Donal Takayama w/ Bettina Brenna pic by Grannisale venne alle Hawaii, a Oahu e mi vide surfare. Si stupì chiedendomi chi avesse costruito le mie tavole. Gli dissi “le ho fatte io!” e subito mi offrì un lavoro, di shaping e progetto per lui. Avevo appena 11 anni. Dale mi dette l’opportunità di fare il lavoro della mia vita. Per me, è lui il Padre di ciò che è lo sport oggi.
Ci puoi raccontare quali sono le prime cose che ricordi riguardo all’evoluzione delle tavole dagli anni cinquanta, fino alla fine dei sessanta ed i primi del decennio successivo?
Nei primi anni cinquanta le tavole erano di legno di sequoia (redwood) pesantissime e poi di balza. Le forme piuttosto piatte e spesse, fatte appena per prendere le onde e restare in piedi agevolmente, ma molto poco manovrabili. Quando fu introdotta la schiuma di poliestere, a metà e nei tardi anni cinquanta, essa si dimostrò subito molto più leggera e facile da lavorare, lasciando agli shapers la possibilità di sperimentare diverse soluzioni. Quando il boom del surf esplose sulla costa ovest in California fu possibile per molti shapers costituire aziende proprie e lavorare quel prodotto (poliestere) in modo da ottenere tavole più leggere e molto più performanti. Dopo, negli anni settanta, le tavole sono diventate sempre più leggere e veloci e manovrabili per andare incontro ai livelli di performance richiesti dai surfisti.
Devo aggiungere una nota: in ogni caso, a parte Duke Kahanamoku , Dale Velzy fu veramente il mio mentore, oltre che il mio padrino, un amico e una ottima persona e un compagno sulla line up: mi manca moltissimo.
Cosa pensa a proposito del Tuflite al confronto con le tavole costruite secondo il vecchio stile? Ce lo dica, sinceramente, è una vera rivoluzione?
Penso che il Tuflite sia una reale evoluzione nella costruzione delle tavole. Certo, non sostituirà mai una tavola custom-made, ma arriva pronta secondo un certo design ed una certa dimensione e lascia gli shapers liberi di esibire i propri differenti gusti e le proprie soluzione in fatto di shaping. E’ anche vero che non può mettere tutti d’accordo…
Ha visto le strutture hollow-body in carbonio, cosa ne pensa?
Credo che le tavole vuote, con struttura in carbonio, non siano ancora sufficientemente perfezi Donal Takayama onate, ma penso anche che nel giro di poco tempo saranno strutture competitive sul mercato.
Classico o radicale? Quale tipo di longboard le piace vedere?
Performance classiche o radicali…?? E’ materia molto “dogmatica” (…e se la ride…). Per me stesso non disdegno nessuna scuola surfistica. Penso che comunque il giudizio stia nell’occhio dello spettatore.
Cosa ne pensa del giant-waves riding e cosa rappresenta secondo lei, anche al giorno d’oggi: una cosa personale o piuttosto un sfida commerciale?
Cavalcare su onde gigantesche, credo sia sempre fatto per il gusto del brivido di farlo. Alla ricerca di emozioni forti, provando la propria abilità a conquistare gli elementi. Non per altro o per “trovare se stessi”: una cosa per niente “soul”. Sono sempre le persone che mettono su di un piedistallo altre persone.
Alcuni shapers italiani, e non solo, le hanno fatto visita negli anni passati: di quali suoi “ segreti” si sono impossessati?
(ride ancora…) …segreti…non ci sono segreti. Mi piace condividere le mie idee con amici surfisti. Condividere le proprie conoscenze con altri shapers che chiedano un parere sulla tecnica o sulla progettazione è sempre un onore. Se non dovessero chiedere niente e…, beh, potrebbe essere considerato come un furto. Ciò che faccio può essere imitato, ma mai duplicato!
Per finire, come si inserisce oggi nell’industria mondiale del surfing e quali sono le sue prospettive?
L’industria del surf è… la natura della Bestia. Al momento non possiamo stare dietro alla richiesta del mercato, In pratica tutte le tavole in poliestere sono fatte da tecnici specializzati e di grande esperienza. Sto lavorando con una ditta esterna per far guadagnare esperienza ai loro tecnici da poter costruire le mie tavole per l’Europa. La mia storia di progettista di surfboards offre più di 64 differenti stili di tavole, dagli shape dei tardi anni quaranta quelli di oggi, nel 2006.
La ringrazio per il tempo che ci ha dedicato, quando verrà in italia la aspettiamo per un piatto di spaghetti... come si deve!
OK, ti ringrazio dell'offerta e ne approfitterò la prossima volta che verrò con mia moglie a trovarvi, molto volentieri...
Donald Takayama vive a Oceanside, California. Il suo brand storico è l'Hawaiian pro design.
[a cura di Marco Mazzini / SingleFin]

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